L’Europarlamento e la produzione/uso di cellule staminali Come conferma un comunicato dell”™agenzia ANSA (14 Novembre), l”™Assemblea dell”™Europarlamento ha appena approvato a larga maggioranza il Sesto Programma Quadro per la ricerca, presentato dalla Commissione UE, che ha recepito in particolare un emendamento di compromesso proposto da alcuni rappresentanti del PPE, che consente …
L’Europarlamento e la produzione/uso di cellule staminali
Come conferma un comunicato dell”™agenzia ANSA (14 Novembre), l”™Assemblea dell”™Europarlamento ha appena approvato a larga maggioranza il Sesto Programma Quadro per la ricerca, presentato dalla Commissione UE, che ha recepito in particolare un emendamento di compromesso proposto da alcuni rappresentanti del PPE, che consente il finanziamento delle ricerche sulle cellule staminali ottenute mediante l’utilizzo (e quindi la conseguente distruzione) degli embrioni umani soprannumerari.
Tale decisione ci coglie di sorpresa, dal momento che una precedente Risoluzione, datata 7 settembre 2000 e proposta da esponenti della stessa estrazione politica, ribadiva il no all’utilizzo di embrioni umani per la produzione di cellule staminali. Anzi, in essa si chiedeva in modo esplicito che si evitasse il ricorso a quelle tecniche di fecondazione artificiale responsabili della produzione di embrioni sovrannumerari.
Emerge percií² l’impressione che una problematica di cosí¬ grande rilevanza bioetica non sia stata sufficientemente analizzata nei suoi aspetti scientifici e antropologici, ma sia stata piuttosto risolta sulla base di un”™ennesima soluzione politica. La logica delle maggioranze, dei compromessi, dei voti, delle pressioni di interesse anche economico, sembra aver prevalso in una sede di cosí¬ alto prestigio, che avrebbe dovuto almeno impegnarsi a non cadere in contraddizione.
Tale scelta legislativa, peraltro, si pone in controtendenza con l’impegno della comunití scientifica a privilegiare la ricerca sulle cellule staminali adulte e su quelle del cordone ombelicale. E’, infatti, noto come gií dal punto di vista tecnico l’utilizzo delle cellule staminali embrionali ponga due problemi: la non immunocompatibilití di queste cellule con il soggetto in cui dovrebbero essere trapiantate; la possibilití che da esse abbiano origine dei teratocarcinomi.
Ma si tratta anche di una decisione legislativa che crea un pericoloso precedente: quello di relegare alcuni individui umani – e non si puí² negare che l’embrione umano lo sia fin dalla fecondazione – in una zona di sub-umanití , tanto da legittimarne l’uso come di un mezzo per raggiungere uno scopo diverso dalla salvaguardia della loro vita e salute. Con una crudeltí duplice: non solo questi embrioni non sono stati “scelti” per il trasferimento in utero ( il che avrebbe dato loro la probabilití di giungere a vita autonoma), finendo per essere congelati, ma ora essi vengono anche sacrificati, a fini di ricerca, col risultato di distruggere quella vita che altri avevano loro tanto strenuamente imposta.
Né il riferimento al 14° giorno come limite oltre cui non sperimentare vale a giustificarne un simile trattamento: anzi il riferimento a questo limite cronologico í¨ un ulteriore sintomo di scarsa conoscenza della biologia e fisiologia dello sviluppo umano. Non si í¨ fatto altro che seguire, senza la necessaria capacití critica, la strada tracciata da altre Commissioni ed altri Parlamenti, che volutamente e con fini dichiaratamente utilitaristici (si veda, a tal proposito, il Rapporto Warnock, in Inghilterra) hanno pensato di creare una zona franca da un punto di vista etico per poter sperimentare.
Non si vuole senz’altro ignorare, sul piano positivo, il fatto che l”™Assemblea UE ribadisca il rifiuto di finanziare ricerche che prevedano sia la clonazione umana (qualunque sia la sua finalití ), sia la produzione di embrioni umani a fini di ricerca, sia eventuali modificazioni del patrimonio genetico umano a livello delle cellule germinali; né si puí² disconoscere come sia stata stabilita la priorití di finanziamento per le ricerche sulle cellule staminali adulte riprogrammabili.
Ma tutto questo non puí² coprire la ferita inferta, non tanto al “principio morale”, quanto alla dignití reale di quegli embrioni congelati, che hanno la stessa dignití di ogni altro individuo umano: e questo, senza che sia stata detta una parola di “arresto” ai processi di congelamento. E’, allora, proprio il caso di dire che “bonum ex integra causa, malum ex quocumque defectu“.
+ Elio Sgreccia