Italia: Quien reflexiona no aborta. Carta al Presidente de la República, y su respuesta

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Necrologica de un niño que llevo en mi vientre 
"Querido Presidente: poco dinero para un hijo, las razones prevalecen sobre el corazón"

  1. Cronaca
  2.  CI RIPENSA – NON ABBORTISCE PIÙ – LE RAGIONI
  3. LA LETTERA / Il Presidente risponde all'appello della precaria che voleva abortire

CRONACA
– Precari, appello-choc di una donna napoletana al capo dello Stato
"Caro presidente pochi soldi per un figlio, la ragione prevale sul cuore" – "Solo 1300 euro al mese ho deciso di abortire"
di LAURA LAURENZI – Repubblica 30 aprile 2008

Un consultorio familiare
ABORTIRE perché non bastano i soldi. Non perché il bambino è gravemente malformato, non perché si è vittime di uno stupro, non perché si è sole senza un uomo accanto. Sandra (nome di fantasia) a 29 anni non se la sente, non ce la fa a diventare mamma: il motivo è che il suo è un lavoro precario, la sua esistenza è precaria, precari sono i suoi orizzonti. Ha fatto i conti e con sgomento ha deciso: un figlio è un lusso che non può permettersi.

E così ha scritto un appello al presidente Napolitano cui ha dato un titolo terribile: "Necrologio di un bimbo che è ancora nella mia pancia". Scoprirsi incinta le ha procurato "un'emozione bruciante, una felicità incontenibile", ma ben presto "la ragione ha preso il posto del cuore". Scrive nella lettera-appello che sta per inoltrare al Quirinale e che ha spedito al nostro giornale: "Presidente, ora devo scegliere se essere egoista e portare a termine la mia gravidanza sapendo di non poter garantire al mio piccolo neppure la mera sopravvivenza, oppure andare su quel lettino d'ospedale e lasciare che qualcuno risucchi il mio cuore spezzato dal mio utero sanguinante, dicendo addio a questo figlio che se ne andrà per sempre".

Ieri mattina Sandra, che vive con il marito in un centro dell'area vesuviana, ha fatto la prima ecografia al Policlinico di Napoli, ha firmato le carte, ha saputo la data in cui abortirà: il 27 maggio, un martedì. Chiede di mantenere l'anonimato perché sua madre non sa niente di questa gravidanza: "Nonostante tutti i problemi sarebbe felice di diventare nonna e di potermi aiutare".

Ha una famiglia alle spalle, un uomo che la ama, una casa. E' sicura di una decisione così importante?
"Mi prenderò questo periodo di tempo per riflettere. E rifletterò molto. Sono sempre in tempo a cambiare idea, intanto però ho prenotato l'intervento. E non mi perdono di non esserci stata attenta, nel breve periodo in cui ho sospeso l'anticoncezionale. Nel frattempo mi chiedo: dove è andata a finire la mia dignità? Ce l'ho messa tutta per costruirmi un futuro. Dopo avere fatto tanti sacrifici, dopo essermi quasi laureata in Scienze Politiche con 18 esami su 22, dopo avere collaborato a un giornale con oltre cento articoli senza mai avere un centesimo e neppure la tessera di pubblicista, dopo aver fatto, io e mio marito, infiniti lavoretti che definire umilianti e sottopagati è dir poco, mi ritrovo a non avere i mezzi per crescere un figlio. Perché se ti manca la moneta da un euro per prendere la metropolitana non importa, ma se ti mancano i cento euro per portare il tuo bambino dal dottore importa eccome".

Alla Asl non paga. Quanto guadagna al mese?
"Io, che oggi faccio la commessa in un negozio di informatica ma non sono ancora regolarizzata, prendo 800 euro al mese. Mio marito, che è più giovane di me, ha 25 anni, è cubano, diplomato all'Accademia, un artista, ha trovato un posto da apprendista sempre nel campo dei computer e guadagna 500 euro al mese. Lavoriamo sei giorni alla settimana e insieme le nostre entrate ammontano a circa 1.300 euro. E meno male che non paghiamo la casa perché ci ospita una mia vecchia zia".

Con duemila euro al mese non abortirebbe?
"Sicuramente mi terrei il bambino. La mia, oggi, è una scelta iper obbligata. Mio marito è più deciso di me: più di me vede la cosa dal punto di vista della concretezza. Pensa sia un fallimento non potere dare a un figlio ciò di cui ha bisogno. In altri paesi le coppie vengono aiutate, qui si parla tanto di baby bonus ma poi nei fatti non succede niente. Lo credo che l'Italia è alla crescita zero".

Perché ha scelto di rivolgersi a Napolitano?
"Perché è la più alta carica dello Stato. Perché è un simbolo. Perché è una persona che sento di rispettare più di tutti. La mia lettera è soprattutto uno sfogo, un gesto di disperazione e di impotenza. Gli scrivo che qui non c'è nessuno che ti tende una mano quando hai veramente bisogno. Gli scrivo anche: per favore, mi risparmi banalità del tipo: 'Dove si mangia in due si mangia anche in tre!. Mi risparmi la retorica, perché è l'unica cosa di cui non ho bisogno'".

Spesso le banalità sono vere. Cosa le ha detto stamattina l'ecografista?
"Che sono alla quarta settimana di gravidanza. L'embrione è ancora così piccolo che quasi non riusciva a vederlo. Poi la ginecologa mi ha prescritto degli esami del sangue per sapere l'età esatta del feto. Ho anche parlato con l'assistente sociale. Mi hanno fatto leggere e firmare una carta in cui sono elencati tutti i rischi che l'interruzione di gravidanza comporta".

Suo marito l'ha accompagnata?
"Purtroppo non poteva assentarsi dal lavoro, che ha trovato da poco, e al suo posto è venuta una mia amica. Ma mi ha telefonato molte volte. Sa qual è la cosa che mi fa più rabbia? La mancanza di prospettive. Mio padre, che è morto 15 anni fa, era un ingegnere, mia madre è una bancaria in pensione. Noi di questa generazione occupiamo ruoli sociali molto inferiori rispetto ai nostri genitori La mobilità sociale esiste, però in forma peggiorativa. Fra i vari lavori che ho fatto c'è anche quello di baby sitter, prima con un'agenzia, poi anche da sola. Amo moltissimo i bambini: ti riempiono la vita, sono splendidi. Avrei anche già scelto il nome per mio figlio, perché sento che è un maschio: lo stesso nome di mio padre".

Non ha pensato alla possibilità di farlo nascere e poi darlo in adozione?
"Non lo farei mai. Mai, per nessun motivo. Sapere che esiste da qualche parte nel mondo un mio bambino e io non mi occupo di lui sarebbe lo strazio peggiore".

(30 aprile 2008)

CI RIPENSA – NON ABBORTISCE PIÙ – LE RAGIONI
L'autrice della lettera-choc inviata al nostro giornale ci ripensa: "Ho ricevuto tanto affetto, mio figlio nascerà" – Sandra adesso cambia idea – "Ho deciso, non voglio più abortire" – di LAURA LAURENZI – Repubblica 3 maggio 2008

ROMA – Sandra ha cambiato idea e ha scelto di non abortire. La precaria che attraverso le pagine del nostro giornale aveva rivolto un appello-choc al presidente della Repubblica, una lettera dal titolo "Necrologio di un bimbo che è ancora nella mia pancia", il prossimo 27 maggio dunque non si presenterà al Policlinico di Napoli per sottoporsi a un'interruzione di gravidanza, come fissato. Un aborto deciso "perché non bastano i soldi, perché con 1300 euro in due al mese non ce l'avremmo fatta". E invece. Qual è il motivo che l'ha spinta a fare questa scelta? "È per ragioni morali che mio marito ed io, dopo averne tanto discusso, abbiamo deciso di accogliere questo bambino in arrivo. Riflettendoci meglio, non avrei potuto sopportare di sopprimere una vita", spiega Sandra, 29 anni, da dietro il bancone del negozio di computer dove lavora come commessa.
    Dunque quella sua "lettera che stringe il cuore", come l'ha definita il ministro per le pari opportunità Barbara Pollastrini e che centinaia di messaggi, di solidarietà ma anche di perplessità, ha suscitato, ormai è superata.
    "Sono felicissima. Spaventata ma felicissima. Mercoledì sera, grazie all'aiuto di una mia amica chirurgo (precaria anche lei) ho fatto in ospedale le analisi del sangue e un'altra ecografia, la seconda. Il ginecologo mi ha detto che l'embrione aveva cominciato a formarsi da poco e mi ha indicato sul monitor un piccolo pallino dai contorni più chiari raggomitolato in un angolo della sacca gestazionale. È stato davvero emozionante. La cosa incredibile è che quando il dottore mi diceva di non respirare il piccolo pallino si fermava, invece appena mi diceva di riprendere a respirare il mio piccolo bambino riprendeva a pulsare sincronizzato con il mio respiro. È stato davvero incredibile, commovente".
    Il feto è di dieci settimane, come è stato evidenziato dalle analisi del sangue. "Purtroppo non ho potuto ancora dirlo a mia madre, che è all'oscuro di tutto e dovrà presto sottoporsi a un piccolo intervento chirurgico di coronarografia. Sono certa che sarà molto felice e si offrirà di aiutarmi". Sandra è sorpresa dalle reazioni provocate dal suo Sos lanciato sotto forma di lettera a Napolitano. Le critiche non sembrano scalfirla, è invece molto colpita dalle parole di affetto: "Non avrei mai sperato di suscitare tanto calore, di essere circondata da così tanta solidarietà. Vorrei dire a coloro che mi hanno scritto (anche sul forum online di Repubblica), che li ringrazio e che sapere di aver dato un piccolo input a una discussione su quello che oserei definire il nostro dramma generazionale, vale a dire l'assenza totale di prospettive, mi fa sperare che forse, se ci uniamo in un unico grido, le cose potranno cambiare. Lo scopo della mia lettera non era in nessuna misura quello di piangermi addosso. La mia rabbia era dettata dalla triste constatazione che questo Paese è strutturato in modo che non si possa mai crescere. Dal fatto che, nonostante io sia una persona adulta, mi sento costretta in una condizione da adolescente. Perché in Italia i lavoretti non si trasformano mai in lavori, a trent'anni vivi ancora in famiglia e il futuro è un concetto vacuo che non ci appartiene. Eppure a un certo punto il futuro arriva, magari sotto forma di un test di gravidanza positivo, e in quel momento senti che tutti i tuoi sforzi non sono riusciti a darti nessuna stabilità, nessuna autonomia".
    Quanto alle molte trasmissioni televisive che hanno fatto a gara per individuare Sandra e portarla davanti alle telecamere, la protagonista, per lo meno fino ad oggi, è stata irremovibile: "Non voglio spettacolarizzare una situazione che ritengo privata".

LA LETTERA / Il Presidente risponde all'appello della precaria che voleva abortire
Napolitano e la scelta di Sandra
"La politica aiuti chi vuole figli"
di GIORGIO NAPOLITANO

Gentile signora, ho potuto, finora, leggere solo ciò che ha pubblicato La Repubblica dell'appello che ha inteso rivolgermi e della scelta drammatica e dei sentimenti contrastanti con cui si è misurata. Ho seguito con attenzione la sua vicenda e gli interrogativi che ha sollevato. Per rispettare la sua volontà di mantenere l'anonimato, affido questa mia risposta alla giornalista dello stesso quotidiano che l'ha intervistata.

E alla quale ha, poi, comunicato la sua decisione di rinunciare a sottoporsi alla paventata interruzione della gravidanza per timore di non essere in grado di mantenere un figlio.

Vorrei esprimerle i sentimenti di condivisione della felicità che ora prova per le tante manifestazioni di affetto e di solidarietà che l'hanno sostenuta in una scelta che ritengo essere responsabile e lungimirante. Non viene meno, per questo, la necessità di riflettere su una vicenda umana che, al di là degli aspetti più intimi e personali, accomuna molte coppie che vivono condizioni di disagio sociale, di precarietà e di insicurezza.

Sono ben consapevole – e me ne sono fatto interprete in diverse occasioni pubbliche – che condizioni di incertezza del lavoro e di inadeguatezza delle retribuzioni inducono ad affrontare con preoccupazione e timore le scelte fondamentali della vita.

Decisioni così pregnanti di conseguenze, anche sul piano del libero e consapevole esercizio della maternità e della paternità, richiamano tutti ad atteggiamenti di responsabilità, di comprensione e di rispetto.

La risposta alle inquietudini che lei esprime, come tanti delle generazioni più giovani, non può che essere nell'impegno delle istituzioni e della società a favore di una missione essenziale qual è quella, sancita dalla Costituzione, di "mantenere, istruire ed educare i figli".
Di qui la necessità che il nuovo Parlamento affronti anche le politiche rivolte alla famiglia, con misure volte ad elevare il tasso di occupazione femminile, a conciliare la vita familiare e la vita lavorativa, a sviluppare azioni di assistenza sul territorio, a favorire una complessiva crescita del sistema nazionale dei servizi socio-educativi per l'infanzia, per dare risposte concrete ai bisogni e alle speranze che interrogano la nostra coscienza e la nostra responsabilità.
 So di poter contare sulla sua partecipazione a questo comune impegno per il futuro.

(11 maggio 2008)
 

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