CITTí€ DEL VATICANO
Monsignor Elio Sgreccia, il «padre» della bioetica cattolica esprime soddisfazione per come stanno procedendo i lavori parlamentari: «Si í¨ imboccata una strada che limita il danno». Il danno í¨ lo stato di anarchia in cui il settore della procreazione assistita ha vissuto fino ad oggi. La soddisfazione di Sgreccia echeggia naturalmente la soddisfazione degli ambienti vaticani, e soprattutto della Conferenza Episcopale Italiana. Alla Cei si ricorda come negli ultimi anni non ci sia stato un «Consiglio Permanente» o un assemblea dei vescovi in cui non si sia chiesto un intervento legislativo per mettere fine al «Far West» in questo campo. Un problema che stava a cuore al cardinale Ruini, che non mancava mai di sottolinearlo nelle sue prolusioni, e che altri importanti esponenti – come l´arcivescovo di Genova, cardinale Dionigi Tettamanzi – spesso ponevano sul tavolo del dibattito. La votazione dell´articolo quattro, ieri pomeriggio ha suscitato reazioni di grande soddisfazione. «Il divieto alla fecondazione eterologa í¨ molto positivo – ha detto Sgreccia -. La fecondazione eterologa avrebbe sconvolto il concetto di famiglia. Un bambino che abbia tre genitori, o quattro, e si puí² arrivare fino a cinque, í¨ un bambino senza tutela genitoriale. Abbiamo diritto di avere un padre e una madre da cui essere generati e da cui essere educati. Spiantare la paternití e la maternití í¨ privare di un centro di identití precisa, e si riflette sulla persona stessa». C´í¨ un livello individuale, e poi c´í¨ un piano sociale: «E anche le famiglie in cui entra un padre occulto, si creano difficoltí . Una societí í¨ sana se ha delle famiglie sane. Spero che questo sia un preludio per procedere nel migliore dei modi per l´esame degli articoli successivi, e un esempio per altri paesi». Dietro il Portone di bronzo la soddisfazione í¨ accresciuta dal timore che potessero prevalere, al momento del voto, interessi economici corporativi dei laboratori che fino ad oggi hanno operato senza regole esterne; una soddisfazione che fa passare in secondo piano anche la considerazione secondo cui la Chiesa cattolica non í¨ favorevole in pratica a nessuna forma di procreazione artificiale. «La Chiesa í¨ schierata per un´altra procreazione, quella naturale, che mette al mondo i figli attraverso un atto d´amore dello sposo e della sposa, senza alienazione, senza delegare ad altri il compito non delegabile di esser padre e madre – ha detto monsignore Sgreccia -. Perí² vista la situazione di disordine, di Far West e delle pressioni che ci sono state credo che si stia procedendo con notevole senso di responsabilití ». In particolare in Vaticano si valuta con favore il riconoscimento dato all´embrione; e si ricorda che Giovanni Paolo II si í¨ speso senza riserve, sia a livello italiano che internazionale, in questa battaglia, con innumerevoli interventi. «I diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito sono stati garantiti. La precedente formulazione del comma due che garantiva all´embrione il diritto a nascere era una formulazione pií¹ esplicita, – afferma Sgreccia – perí² anche quell´attuale nella sua genericití ha il merito di riconoscere all´embrione il carattere di soggetto umano con dei diritti. L´embrione non í¨ un oggetto ma un soggetto. L´embrione non í¨ un mucchietto di cellule, ma un essere umano vivente». La speranza í¨ che l´esempio che sta dando il Parlamento italiano venga seguito da altri stati, e anche a livello europeo. «Voglio anche sperare che questo tipo di pronunciamento eviti di fatto che ci siano embrioni che vanno perduti, che siano sacrificati durante i processi di procreazione. Ci auguriamo che ogni embrione che si impianta che veda la luce». Infine molto positiva í¨ la valutazione sui finanziamneti per la ricerca contro la sterilití : í¨ necessario studiare le cause della sterilití , che sembra diffondersi; «perchí¨ non sappiamo da che cosa dipende: dall´inquinamento, dai farmaci che si prendono, dalle cattivi abitudini. Bisogna saperlo, per restituire alle coppie la possibilití di fare figli. Ci sono molti interventi che si possono fare, anche sul piano della microchirugia. Questi sono i veri impegni della medicina». La legge, e le statistiche, danno comunque poche speranze per gli embrioni gií congelati; «c´í¨ il rischio che la maggior parte non riesca ad attecchire. Per quel che si sa, da studi fatti sugli animali, nel caso di embrioni congelati í¨ il tre per cento quello che riesce a sopravvivere». |